Quando ero piccola passavo tantissimo tempo a casa di Lina, la mia vicina. Era come una nonna per me.
Quando capitavo a casa sua mentre era impegnata mi faceva giocare con i suoi bottoni, ne aveva una scatola intera, una scatola di latta, piena di bottoni che staccava dai vestiti smessi prima di farne stracci per la polvere. Rivoltava la scatola sul tavolo della cucina e io passavo pomeriggi interi a metterli in fila per forma e colore.
Viveva con il marito, Francesco, che però tutti chiamavano Cichin. Ma era Lina a “portare i pantaloni” a casa e si sentiva sempre echeggiare “Cichin!!!!!”: il povero Cichin difficilmente aveva l’approvazione della moglie, qualunque cosa facesse (o non facesse).
Avevano un orto molto grande dove coltivavano verdura, fiori e c’era anche qualche albero da frutto. Quando Lina doveva andare nell’orto andavo con lei: mi faceva vedere tutte le sue verdure e mangiavo le fragoline di bosco direttamente dalle piante. Tornavo sempre a casa con enormi mazzi di fiori, rose, tulipani, narcisi ma soprattutto giacinti: finchè c’era Lina non ho mai festeggiato un compleanno senza avere in casa un mazzo dei suoi profumatissimi giacinti.
Spesso l’ho osservata cucinare; mi piaceva guardarla soprattutto quando faceva i dolci. Non preparava molti tipi di dolci, faceva soprattutto marmellata, tanta marmellata, quasi tutta di fichi, fichi del suo albero; poi anche grandi quantità di tiramisù, il dolce preferito dalla figlia e dalla nipote; ma il vero sapore della mia infanzia è quello delle sue incredibili, straordinarie bugie.
Ogni volta che le preparava, se per caso quel giorno non ero ancora passata da lei, la vedevo arrivare con in mano un piatto di bugie per me. Erano davvero buonissime.
Mia mamma si era fatta dare la ricetta, e me le preparava anche lei da piccola. Qualche anno fa ho cominciato a farle io e ogni volta che le preparo, seguo alla lettera quella ricetta.
Sono un po’ diverse da quelle che si vedono in giro nelle pasticcerie a carnevale: intanto sono molto più sottili, e poi rispetto alle ricette che si leggono in giro, nella sua sono presenti sia la grappa sia il vino bianco, mentre solitamente viene usato solo quest’ultimo.
Ma per me le bugie di Lina sono le “originali”.
Quest'anno le ho portate in studio ai miei colleghi: non ne è rimasta nemmeno una. :)
Igredienti:
300 g di farina 00
1 cucchiaio e ½ di zucchero semolato
1 uovo intero e 1 tuorlo
1 cucchiaio di olio di oliva
1 bicchierino di grappa
1 bicchiere di vino bianco secco
1 pizzico di sale
olio di arachidi per friggere
zucchero a velo q.b.
Procedimento:
Setacciate la farina, unite lo zucchero, il pizzico di sale, l’uovo intero e il tuorlo e iniziate a mescolare. Aggiungete l’olio, la grappa e il vino bianco, quest’ultimo poco alla volta, continuando a mescolare per valutare la consistenza dell’impasto. Dovete ottenere un impasto simile a quello per la pasta all’uovo.
Viveva con il marito, Francesco, che però tutti chiamavano Cichin. Ma era Lina a “portare i pantaloni” a casa e si sentiva sempre echeggiare “Cichin!!!!!”: il povero Cichin difficilmente aveva l’approvazione della moglie, qualunque cosa facesse (o non facesse).
Avevano un orto molto grande dove coltivavano verdura, fiori e c’era anche qualche albero da frutto. Quando Lina doveva andare nell’orto andavo con lei: mi faceva vedere tutte le sue verdure e mangiavo le fragoline di bosco direttamente dalle piante. Tornavo sempre a casa con enormi mazzi di fiori, rose, tulipani, narcisi ma soprattutto giacinti: finchè c’era Lina non ho mai festeggiato un compleanno senza avere in casa un mazzo dei suoi profumatissimi giacinti.
Spesso l’ho osservata cucinare; mi piaceva guardarla soprattutto quando faceva i dolci. Non preparava molti tipi di dolci, faceva soprattutto marmellata, tanta marmellata, quasi tutta di fichi, fichi del suo albero; poi anche grandi quantità di tiramisù, il dolce preferito dalla figlia e dalla nipote; ma il vero sapore della mia infanzia è quello delle sue incredibili, straordinarie bugie.
Ogni volta che le preparava, se per caso quel giorno non ero ancora passata da lei, la vedevo arrivare con in mano un piatto di bugie per me. Erano davvero buonissime.
Mia mamma si era fatta dare la ricetta, e me le preparava anche lei da piccola. Qualche anno fa ho cominciato a farle io e ogni volta che le preparo, seguo alla lettera quella ricetta.
Sono un po’ diverse da quelle che si vedono in giro nelle pasticcerie a carnevale: intanto sono molto più sottili, e poi rispetto alle ricette che si leggono in giro, nella sua sono presenti sia la grappa sia il vino bianco, mentre solitamente viene usato solo quest’ultimo.
Ma per me le bugie di Lina sono le “originali”.
Quest'anno le ho portate in studio ai miei colleghi: non ne è rimasta nemmeno una. :)
Igredienti:
300 g di farina 00
1 cucchiaio e ½ di zucchero semolato
1 uovo intero e 1 tuorlo
1 cucchiaio di olio di oliva
1 bicchierino di grappa
1 bicchiere di vino bianco secco
1 pizzico di sale
olio di arachidi per friggere
zucchero a velo q.b.
Procedimento:
Setacciate la farina, unite lo zucchero, il pizzico di sale, l’uovo intero e il tuorlo e iniziate a mescolare. Aggiungete l’olio, la grappa e il vino bianco, quest’ultimo poco alla volta, continuando a mescolare per valutare la consistenza dell’impasto. Dovete ottenere un impasto simile a quello per la pasta all’uovo.
Lasciate quindi riposare per 30 minuti.
A questo punto riprendete la pasta e cominciate a tirarla con la macchina per la pasta, la cosiddetta “nonna papera”. Io uso quella di mia mamma, una Imperia, e tiro la sfoglia fino al penultimo foro: viene molto sottile.
Tirata la sfoglia, tagliatela con la rotellina smerlata a strisce e fate in ogni striscia un’incisione centrale, sempre con la rotella.
Mettete abbondante olio in una pentola dai bordi alti e quando sarà in temperatura (fate una prova con un piccolo pezzo di pasta) friggete le bugie poche alla volta e appena sono arricciate e leggermente dorate tiratele su con una pinza e scolatele dell’olio rimasto.
Io ne friggo alcune così come sono e alcune infilando un’estremità dentro il taglio centrale fatto con la rotella, in modo che friggendo si accartoccino e assumano forme diverse.
Sono rimasta sorpresa recentemente, leggendo La scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene di Pellegrino Artusi, vedendo che anche lui per i suoi cenci dà la stessa indicazione:
“[…] Fate in codeste strisce qualche incisione per ripiegarle o intrecciarle o accartocciarle onde vadano in padella […] con forme bizzarre.”
Per ultimo spolverizzate le vostre bugie con abbondante zucchero a velo, io consiglio quello semolato, perché l’impasto non molto dolce e mi piace dare un tocco vanigliato.
A questo punto riprendete la pasta e cominciate a tirarla con la macchina per la pasta, la cosiddetta “nonna papera”. Io uso quella di mia mamma, una Imperia, e tiro la sfoglia fino al penultimo foro: viene molto sottile.
Tirata la sfoglia, tagliatela con la rotellina smerlata a strisce e fate in ogni striscia un’incisione centrale, sempre con la rotella.
Mettete abbondante olio in una pentola dai bordi alti e quando sarà in temperatura (fate una prova con un piccolo pezzo di pasta) friggete le bugie poche alla volta e appena sono arricciate e leggermente dorate tiratele su con una pinza e scolatele dell’olio rimasto.
Io ne friggo alcune così come sono e alcune infilando un’estremità dentro il taglio centrale fatto con la rotella, in modo che friggendo si accartoccino e assumano forme diverse.
Sono rimasta sorpresa recentemente, leggendo La scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene di Pellegrino Artusi, vedendo che anche lui per i suoi cenci dà la stessa indicazione:
“[…] Fate in codeste strisce qualche incisione per ripiegarle o intrecciarle o accartocciarle onde vadano in padella […] con forme bizzarre.”
Per ultimo spolverizzate le vostre bugie con abbondante zucchero a velo, io consiglio quello semolato, perché l’impasto non molto dolce e mi piace dare un tocco vanigliato.
Ecco quante ne vengono con le quantità indicate.
Con questa ricetta partecipo al contest I dolci della nonna
Con questa ricetta partecipo al Contest di Profumo di Broccoli Il piatto della tua memoria
Con questa ricetta partecipo al contest di Batuffolando
e al contest La cucina del cuore
Con questa ricetta partecipo al contest ” La mamma è sempre la mamma “ dei blog Passione in cucina e Cucinare con amore in collaborazione con Green gate.
Ciao Floriana, piacere di conoscerti. Siamo entrambe di Torino, mi fa piacere. Bellissimo il racconto e davvero spettacolari le bugie tue e di Lina :-) molto bello anche il tuo blog, vedo che è recente e quindi benvenuta nel modno dei foodblogger :-) mi aggiungo volentieri ai follower
RispondiEliminaciao, grazie. :)
Eliminauan volta il vicinato era una vera e propria risorsa in tutti i sensi
RispondiEliminai rapporti erano più veri, adesso neanche si conoscono i propri vicini.
Eliminaio però non mi posso lamentare perchè, a parte una breve parentesi di un paio d'anni, ho sempre avuto dei buoni vicini. :)
Sicuramente saranno state buonissime e sono sicura che la prossima volta che le farai, potrò assaggiarle...Dannata Dieta!!!!
RispondiEliminaGrazie. :)
EliminaQuesta dieta sta facendo troppe vittime fra i miei assaggiatori ufficiali! Basta dieta!!!!! ;)
anche qui non hai inserito il banner e la dicitura.ti aspetto appeno modifichi
RispondiEliminaa carnevale sono il dolce preferito di mio figlio..grazie di aver partecipato, inserita
RispondiEliminaCiao Floriana, piacere di conoscerti.
RispondiEliminaSono molto felice di poter leggere anche questo tuo racconto e di portarlo da me per il contest Il Piatto della Tua Memoria su profumodibroccoli.blogspot.it
Non appena rientrerò dal lavoro provvederò ad inserirlo insieme alle altre ricette.
Mi piacciono molto queste bugie...
Grazie ancora di aver partecipato e a prestissimo.
Ciao
TIziana
E già che ci sono e che ti ho scoperta, mi unisco piacevolmente ai tuoi lettori :)
RispondiEliminaGrazie di aver partecipato..in bocca al lupo!
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